Spam & Sound Ensemble

https://soundcloud.com/ivanantoniorossi/sets/spamsoundensemble
Ivan Antonio Rossi: Modular Synthesizer, MaxMSP, Rhodes, Echo Tiger and Spam.
Giovanni Succi: Vocals, Guitars and Spam.
Bruno Dorella: Drums, and Spam.
Marina Moulopulos: Vocals and Spam.
Beppe Scardino: Low Clarinet , Baritone Sax, Low Clarinet arrangements on “Esitando” and Spam.
Tommaso Fiori: additional production, electronics and Spam.
Vonneumann: remixing based on selected samples and Spam.
All songs by Ivan A. Rossi, except “Ghost Rider” By Suicide (Alan Vega, Martin Rev).
Lyrics by Giovanni Succi, mostly recomposing email text relics from the Spam folder, in broken-English and broken-Italian.
Cover artwork by Gionata “OZMO” Gesi.
Produced by Ivan A. Rossi.
Recorded by Ivan A. Rossi @ SAM Recording Studio (Lari), Italy.
Assistant engineer: Marco Gorini.
Mixed by Ivan A. Rossi @ 8brr.rec Studio (Milan), Italy.

Broken-english spam text for this project:

Due to your interest this is the Spam & Sound Ensemble,
a project plan by Ivan Antonio Rossi, Giovanni Succi and Bruno Dorella.
The Spam & Sound Ensemble with best regards and deeply thanks dear lady Anna Maria Alexander, capt. TomIsaac, Mr. Chan K. Wu at Hong Kong Bank, and all you guys sharing big money amounts on the net: only you made possible works like this.
GOD BLESS YOU, it’s all true: …write ’em back and get rich!
This album is deadly Kate to all the present and look forward God bless Mother and Sister in Love, whit spam.
All over the war.

“In certe situazioni si potrebbe essere costretto ad avere fiducia, almeno” (Cap. TomIsaac)

Progetto che fa capo a Ivan Antonio Rossi, ingegnere del suono e produttore per alcune delle band più importanti d’Italia. Spam&Sound Ensemble traduce in musica il concetto di non-luogo, prende e campiona i respiri degli aereoporti, delle metropolitane, dei frigoriferi, field recording. A questo aggiunge elettronica anni ’50, Throbbing Gristle, Pan Sonic e Motown, jazz e stoner, Stockhausen, Carsten Nicolai e Raymond Scott. Influssi diversi, non etichettabili, difficili da pensare insieme.

Rossi ha ingaggiato Bruno Dorella e il sottoscritto (ossia i Bachi da Pietra) per le parti strumentali insieme ad altri musicisti internazionali di talento e di varia estrazione: Giovanni Ferrario (Hugo Race, P.J. Harvey, John Parish, Sepiatone, Morgan, Rokia Traorè, GuruBanana, LeLuciDellaCentraleElettrica, Rachele Bastreghi, Scisma..); Beppe Scardino (Gianluca Petrella, Pospaghemme, Rollerball, Virginiana Miller, Bobo Rondelli, Amiri Baraka, Tim Berne, Anthony Braxton, Alvin Curran, Sadiq Bey, Tristan Honsinger..); Marina Mulopulos (Almamegretta, Autobam, Acustilak, Malfunk, Neem, Tilak..).

Il risultato sono undici brani che esplorano dimensioni sonore aliene ma coinvolgenti e un lato funky, dove il non-luogo si fonde con i miei non-testi, in gran parte reinterpretazioni di mail spam (e quindi scritte in broken-english da non-autori), procacciatrici di buoni e sgrammaticati sentimenti, a volte troppo assurde per sembrare anche solo lontanamente vere.

C’è il gamelan e Steve Reich in “Cap. Tom Isaac”, con Bruno Dorella intento a stratificare una batteria di pentole e scolapasta di metallo (una non-batteria?), c’è un tributo all’elettronica di CoH che trasforma la pietra in una palla da discoteca (“Ballo del Macello”), c’è la casualità data dalla differenza tra assemblare e comporre, che sfocia nel trentreznoriano minuto e venti di “Nel Basso”.

C’è un tributo ai Suicide, con la cover di “Ghost Rider” esaltata dal sax baritono ed elefantiaco di Beppe Scardino, e il funky sfuggevole e vagamente sessuale di “Pills Today Size Tomorrow”, dove il mio registro per il testo “falso” è – per l’appunto – il falsetto spinto oltre le mie stesse potenzialità vocali (un falsetto falso: un falso al quadrato).

“Esitando” taglia in due il disco, sfruttando un impianto che si accosta molto alle precedenti mutazioni dei Bachi da Pietra pre Quintale, da cui partono stralci di sogni e di conversazioni rubate, con i fiati che si perdono nel microdub e la splendida voce di Marina Mulopulos a dar forza ai ritornelli (sì, ai ritornelli, perché questo sarà pure un disco inclassificabile, ma è un disco basato su strutture pop). Come “Un Pezzo d’Intestino”, che parte proprio dagli anni delle prime collaborazioni tra Ivan A. Rossi e i Bachi da Pietra e sfocia nella mia passione (ossessione) per l’entomologia.

“Anna Marie Alexander” sembra invece avere una forma più canonica, che quasi non ci si crede, una sorta di soul declinato secondo il volere della triade Rossi-Succi-Dorella, a cui si aggiunge la chitarra di un Giovanni Ferrario (si dice stregato dall’ascolto casuale del pezzo tanto da volerci suonare dentro), la voce di Marina Mulopulos e il non-assolo di Beppe Scardino. Ma credere di essere finalmente entrati nel meccanismo, di aver infine compreso, sarebbe un errore imperdonabile. Significa sottovalutare le negazioni e la profondità della ricerca sonora che sta alla base di ogni battito di ciglia di Spam&Sound Ensemble.

Dicevamo dell’assemblare e non del comporre, e solo così è possibile entrare nell’esatta dimensione di “The Exact Dimensions of Staying Behind”, una canzone che nasce ispirata da una scultura di Ricky Swallow e che ha preso forma dal registrare e ri-registrare su nastri analogici, e quindi fondamentalmente dal fare confusione e dal trovare nascoste “sotto” delle tracce che si pensavano cancellate.

Quanto dell’influenza di Raymond Scott, che come un iceberg è famoso per aver composto le più immortali colonne sonore dei cartoons della Warner Bros ma sotto il pelo dell’acqua nasconde(va) un bagaglio di abilità e conoscenze musicali da far impallidire, e che emerge nel tributo “1024 Pills”, per concludere infine con “Padreperchèmihaiabbandonato”, cartina al tornasole del processo assemblativo di Spam&Sound Ensemble: 10 samples presi dai 10 pezzi precedenti, manipolati e mischiati ad altri dai Vonneumann, con l’unico tassativo ordine di utilizzarli tutti.

Non è un disco facile forse (per gli imberbi). Non è un disco logico (per i distratti), ma è comunque un disco pop. Con i Bachi Da Pietra nel ruolo di semplici attori e non di registi, anche loro manipolati consciamente da un demiurgo che si chiama Ivan Antonio Rossi. Uno di quelli che, per dirla così, fa i suoni per gli altri; ma ogni tanto fa anche dei suoni per se stesso.